Il Grande Inquisitore e la sua resa in live action: una polemica esagerata
Oltre ad una marea di emozioni, il trailer di Obi-Wan Kenobi ha generato anche alcune polemiche (come spesso accade nel fandom di Star Wars). In particolare, moltissimi si sono scagliati contro la resa in live action del Grande Inquisitore, definita “sbagliata” e non degna di una serie tv di questa caratura. Ma quanto c’è di fondato in queste polemiche? Analizziamo di seguito la questione!
Un punto fondamentale
Parte del fandom statunitense (e anche di quello italiano) si è pesantemente scagliato contro la resa del Grande Inquisitore, interpretato in live action dall’attore Rupert Friend. Tra le recriminazioni ci sono la poca somiglianza con la versione animata del personaggio e con la razza dei Pau’an in generale, nonché una presunta mancanza di attenzione da parte di “Disney” sulla sua resa. E prima di partire con la nostra disamina, chiariamo una volta per tutte un punto fondamentale.
Dopo 10 anni dall’acquisizione, è assurdo pensare ancora che sia la Disney ad occuparsi dello sviluppo e della produzione delle opere di Star Wars. Questi compiti sono riservati, come è sempre stato, a Lucasfilm. Un aspetto che va sottolineato, poiché troppo spesso si adotta la comoda pratica del fatto che quando le cose sono ben sviluppate è merito di Lucasfilm, mentre quando non lo sono è colpa della Disney. Se si parla di sviluppo e produzione di qualsiasi contenuto, è Lucasfilm che bisogna elogiare o criticare. Le critiche alla Disney vanno fatte quando sono pertinenti, nel momento in cui si parla di quelli che sono i suoi “compiti” effettivi nei confronti del franchise, altrimenti si scade nella classica demagogia “piove governo ladro”. Assodato questo punto fondamentale, passiamo ad analizzare nello specifico la questione.
Il Grande Inquisitore tra live action e Rebels
Partiamo con l’analizzare la resa del personaggio rispetto alla sua versione animata. Quello che salta subito all’occhio è la mancanza della colorazione gialla degli occhi. Anche se il Grande Inquisitore non è un Sith, sia nei fumetti che in Rebels lo vediamo con due penetranti oggi gialli. Stesso discorso per la dentatura appuntita e per la forma del cranio più allungata.
L’unico elemento sul quale si potrebbero porre delle critiche ragionate, a mio parere, è la colorazione degli occhi. Il resto invece, soprattutto la conformazione del cranio, lascia un po’ il tempo che trova. Non scordiamoci infatti che sotto il trucco prostetico c’è un attore di grande caratura come Rupert Friend, che è stato sicuramente scelto per un valido motivo. Se si è dimostrato meritevole del ruolo rispetto magari ad un altro attore con la testa più “allungata”, tanto di guadagnato per il personaggio. Non scordiamoci poi che la resa animata nelle forme è sempre più accentuata (pensiamo ad esempio alla lunghezza spropositata della faccia di Dooku in The Clone Wars).
Il confronto con gli altri Pau’an
Negli ultimi giorni ho visto girare molto sul web la foto che vedete sopra. Fare una comparazione tra questi due personaggi è davvero fuoriluogo e molto fuorviante, nonché sbagliato. Questo perché i Pau’an (la specie del Grande Inquisitore) che si vedono in Episodio III sono statici, sono personaggi di contorno che a malapena muovono la faccia. Vi basta riguardare la scena su Utapau per capire che l’attore che interpretava Tion Medon, in foto, aveva pochissima libertà di movimento nelle espressioni facciali. Provate ad immaginarlo addirittura in scene d’azione.
La resa del Grande Inquisitore in questo senso ha indubbiamente esigenze sceniche importanti: il trucco prostetico è ridotto al minimo in corrispondenza del viso, per rendere al meglio l’espressività di Friend, e il cranio non allungato permette una libertà di movimento maggiore nelle scene d’azione. Ricordate l’altra polemica simile sui lekku corti di Ahsoka in The Mandalorian? Qui è la stessa cosa. Se li avesse avuti lunghi come in Rebels, sarebbe stato impossibile rendere decentemente le scene d’azione.
E’ proprio per lo stesso motivo ad esempio che Shaak Ti, avendo dei lekku molto lunghi, ha una resa tremenda nelle scene d’azione di Episodio III (che difatti per la maggior parte sono state cancellate dal montaggio finale), poiché per l’attrice Tasia Valenza era complesso muoversi agilmente con lekku e montral giganteschi.
Inoltre, c’è da fare un’altra considerazione quasi ovvia: il fatto che due personaggi appartengano ad una stessa razza, non significa che debbano essere identici. Infatti la conformazione dentale di Medon non si nota in molti altri Pau’an, come la diversa disposizione delle striature. E non è nemmeno impossibile che un Pau’an abbia la testa più rotonda che allungata.
Polemiche inutili?
In definitiva, mettendo sulla bilancia gli elementi elencati, ci si accorge facilmente di quanto la polemica sia forse esagerata. Ma non del tutto inutile, dato che ogni fan ha il diritto di lamentarsi, se però ciò è fatto con cognizione di causa. E ciò si evince per esempio nella critica al colore giallo degli occhi, la cui mancanza non ha una spiegazione effettiva, o almeno non desumibile nell’immediato. Ma anche in questo caso il consiglio come sempre è di aspettare il prodotto finito.
E’ abbastanza prematuro e un po’ ridicolo fare crociate in stile Sonic: un’altra immagine che sta girando parecchio è quella della diversa resa in CGI con le correzioni; ma a che pro fare una cosa del genere in questo caso? Non ha alcun senso ottenere una replica finta sullo schermo. Il pubblico vuole espressività, e magari coloro che stanno portando avanti questi dibattiti sono gli stessi che hanno criticato la CGI di Luke nella prima apparizione in The Mandalorian bollandola come inespressiva.
Tutto questo polverone è stato scatenato inoltre dopo due inquadrature viste in un teaser trailer. Il live action ha le sue ragioni, diverse dal mondo animato, e soprattutto fino al 25 Maggio potranno cambiare davvero tante cose. Ma tutta questa situazione non è certo una novità nel fandom: da sempre alcuni amano scagliarsi contro un “nemico” immaginario, ottenendo come risultato solo quello di vanificare gli sforzi di chi magari porta anche delle critiche ragionate alla questione in oggetto. E per la polemica sul Grande Inquisitore, questo copione non è cambiato.
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