Il triste abbandono del set di Star Wars in Tunisia
Quella che mi accingo a raccontare è la storia di uno spreco davvero triste, dettato da ragioni, purtroppo, molto serie. Sto parlando del totale abbandono in cui oggi versa il leggendario set di Star Wars in Tunisia. Un set colmo di magia, che ha vissuto due momenti di pieno splendore: il periodo delle riprese di Una Nuova Speranza, e, vent’anni dopo, quello de La Minaccia Fantasma. Da allora, però, le cose sono molto cambiate.
Oggi, i luoghi che ospitano ciò che rimane del leggendario set sono tetri, tristi e surreali. Le rovine degli edifici e degli oggetti di scena si ergono nel silenzio del deserto, in un inverosimile clima di abbandono.
Le ragioni dell’abbandono
La bellezza sprecata, in tutte le sue forme, è sempre un crimine. Quella che poteva essere una splendida svolta turistica per la Tunisia, si è trasformata in un vorticoso oblio, dove è il degrado a farla da padrone. Quel mostro divoratore e rumoroso che è la guerra, ha distrutto, oltre alle vite dei tunisini, anche il sogno di una valorizzazione della loro terra. Il clima di terrore che si respira in Tunisia rende impossibile qualsiasi tipo di rinascita artistica o culturale del luogo. Ovviamente, i primi ad essere esasperati da questa situazione sono proprio gli abitanti del posto. Lo scopriamo dalle parole del direttore artistico tunisino Tajeb Jallouli, che nel 2016 ha affermato:
“Dall’uscita de La Minaccia Fantasma sono ormai passati 17 anni. Oggi la pensione ed il suo tram tram scandiscono le mie giornate ma, per la maggior parte dei tecnici dell’industria del cinema, il lavoro è solo un dorato ricordo del passato. Oggi chi non è arrivato alla pensione, non ottiene più nulla. Sono rimasto in contatto con Ridely Scott, sente che i progetti per far ripartire il sogno esistono, parlano anche di un Colossal su pompei da fare qui, ma la situazione sociale e politica attuale genera delle impossibilità sempre nuove che vietano al ripresa dei lavori!”
Il ricordo del passato
In realtà ciò che fa più rabbia, e che rende questa storia ancor più triste, è il fatto che i luoghi più iconici del set erano visitati da un discreto numero di turisti fino a non molto tempo fa. Per fare un esempio, il piccolo villaggio di Matmata era visitato da circa 300 turisti al giorno, poiché sede dell’hotel di Sidi el Driss, la famosissima dimora degli zii di Luke Skywalker in Una Nuova Speranza. Oggi è una fortuna se si presentano una ventina di turisti. Tutti, ovviamente, solo tunisini.
Il manager dell’albergo, il signor Massoud Ben Rachid, ha rilasciato una dichiarazione davvero amara in merito a questa situazione:
“La povertà è dilagante a Matmata. La causa è al rivoluzione, la strage di Sousse, quella di Bardo (il museo). I giovani con le loro frustrazioni abbandonano questi luoghi, vanno nelle città, emigrano, per lavori spesso massacranti e mal pagati, per mandare i soldi a casa per le loro famiglie. Non si può chiudere! Le persone che vivono qui hanno famiglie! Hanno bisogno dell’hotel!”
L’albergatore ha citato nella sua dichiarazione le orribili e recenti stragi di Bardo e di Sousse. Quest’ultima è la strage in spiaggia in cui hanno perso la vita 39 turisti. La ricorderete per la sua efferata violenza e crudezza.
La speranza
La terribile situazione in cui versa la Tunisia (che, rispetto ad altri, è addirittura uno dei paesi più “stabili”) deve farci riflettere davvero. L’articolo è un po’ atipico, ma ho ritenuto opportuno parlare della situazione triste e degradante del set di Star Wars per portare un importante spunto di riflessione. E’ inconcepibile che in primis la vita, e in secondo luogo la bellezza e l’arte, debbano sottostare alle assurde regole della guerra o del terrore.
Se c’è una cosa che la nostra saga preferita ci insegna, è di non abbandonare mai la speranza. Per questo ci auguriamo in primis un futuro migliore per i tunisini e per tutti coloro che soffrono. E, in secondo luogo, che i set di Star Wars tornino al loro antico splendore. Sia per essere motivo di vanto per le popolazioni locali, sia per riportare alla luce la bellezza sepolta delle uniche guerre che tolleriamo, quelle stellari.